Cuba risponde a Trump: «Il nostro popolo non dimenticherà le sue parole»
Poco dopo l’annuncio della morte di Fidel Castro, il presidente eletto degli USA, Donald Trump, ha emesso un comunicato nel quale ha definito Fidel come un «brutale dittatore» assicurando che il suo «governo farà tutto il possibile perché il popolo cubano possa iniziare finalmente il suo viaggio verso la prosperità e la libertà». Dello stesso tenore anche il vicepresidente eletto, Mike Pence: «Il tiranno Castro è morto. Albeggia una nuova speranza. Saremo insieme all’oppresso popolo cubano per una Cuba libera e democratica». Non si è fatta attendere la risposta decisa e orgogliosa dal popolo cubano attraverso una lettera aperta di un giovane cubano, Julio Alejandro Gómez Pereda, pubblicata sul sito di notizie on-line Cubadebate.
«[…] Signor Trump, lei non conosce Fidel Castro, lei non sa nulla della storia di Cuba e lo dimostrano le sue assurde e offensive parole, lei si comporta come un burattino della politica più bassa e marcia, come un uomo folle, insensato, e fa immaginare che George W. Bush, potrebbe esser stato solo un assaggio di ciò che soffrirà il mondo durante il suo mandato. Le sue dichiarazioni sono irrispettose verso un popolo che ama e soffre la perdita del suo leader storico, le sue dichiarazioni non tengono in conto il minimo onore e rispetto che deve esistere tra opposti. Può star sicuro che il popolo di Cuba non dimenticherà le sue parole, e le terrà in conto in ogni passo che daremo con la sua amministrazione. Non creda che abbiamo paura delle sue misure o le sue follie, sappiamo vivere nelle maggiori necessità provocate dall’impero, siamo disposti alla convivenza pacifica e rispettosa, ma non siamo persone che non venerano i suoi morti, noi li difendiamo con le unghie e con i denti, a qualunque prezzo sia necessario pagare, incluso le persecuzioni della sua amministrazione, che si presenta come il preludio della caduta dell’impero. Chiamando il nostro Fidel “dittatore brutale”, mi viene in mente Rubén Martínez Villena (grande poeta e comunista cubano, ndt), quando si trovò di fronte al dittatore Gerardo Machado scoprendo un uomo bruto, selvaggio, ignorante del comunismo, e una minaccia per l’America Latina. Per tanto, credo che non c’è altra figura che come lei, merita di esser nominato allo stesso modo che il tiranno: Asino con gli artigli!
Fidel vive e vivrà nel suo popolo, Fidel illuminerà il cammino della nostra Rivoluzione, una Rivoluzione che sarà sempre migliore, più giusta e più umana, più internazionalista e più umana. Lei potrà solo armare capricci dalla sedia presidenziale e prendere decisioni a colpi di penna, che ci faranno solo più forti.
Mi creda, non c’è maggior piacere che finire dicendole che Cuba è e sarà un popolo di Patria o Morte, e saremo con Fidel Hasta la Victoria Siempre».