A Tuxpan il busto di Gino Donè
Mi sono permesso di “rubare” da Facebook e condividere sul nostro blog questo post di Antonio Marchi, pubblicato domenica 20 novembre.
Il post di Antonio Marchi:
“Care amiche, amici, parto per il Messico al seguito della Fondazione Ernesto Guevara per portare in “gloria eterna” il busto di un partigiano veneto di San Biagio di Callalta (Gino Donè) che sessant’anni anni fa si imbarcò con altri 81 rivoluzionari per portare la libertà a Cuba.
A Tuxpan Gino Donè farà compagnia – per l’eternità – agli altri tre rivoluzionari non cubani:(il messicano Zelaya Alger, il dominicano Mejías del Castillo, l’argentino Che Guevara).
Ecco come tutto è cominciato:
LA STATUA PER GINO DONÉ
Il 6 settembre 2015, in una trattoria di San Donà di Piave, ha avuto inizio l’operazione che dovrà concludersi con l’installazione di una statua di Gino Doné a Tuxpan, in Messico: è il luogo da cui partì il Granma e dove ci sono già le statue degli altri 3 non-cubani membri della spedizione (il messicano Zelaya Alger, il dominicano Mejías del Castillo, l’argentino Che Guevara).
Manca Gino solo perché era ancora in vita quando furono fatte le tre statue. Nel 2016 sarà il 60° anniversario dell’impresa e si prevedono iniziative di commemorazione a Tuxpan e a Cuba.
L’appello per la statua – lanciato da Massari dopo una visita a Tuxpan (2013) – è stato raccolto da Carlo Pecorelli di Jesolo, pittore e scultore di professione Egli ha eseguito gratuitamente il busto di Doné per Tuxpan e uno uguale da collocare a San Donà di Piave o a S. Biagio di Callalta (dove Gino nacque). Il tutto coinvolgendo il più possibile associazioni di base, istituzioni locali, simpatizzanti d’ogni genere, da un lato e l’altro dell’Atlantico.
Un appello particolare è stato rivolto all’Anpi (l’Associazione dei partigiani italiani di cui Gino era membro avendo partecipato alla Resistenza in Veneto), che già ha dimostrato notevole sensibilità nelle presentazioni del libro di Katia Sassoni: Gino Doné. L’italiano del Granma.
Sono stati raccolti i soldi per l’acquisto dei materiali, il trasporto, la collocazione della statua. Indispensabile è stato il coinvolgimento di amici e compagni sensibili alla “causa”.
Per portare il progetto alla sua conclusione è stato costituito un gruppo di lavoro composto da Giovanni Cagnassi (giornalista de La Nuova Venezia che ha sempre seguìto la vicenda di Gino), da Roberto Massari (presidente della Fondazione Guevara che ha curato i rapporti col Messico), da Carlo Pecorelli e da Katia Sassoni.
Per l’invio di donazioni e contributi vari si può fare riferimento alla Fondazione Guevara (www.fondazioneguevara.it).
La storia in sintesi:
Nella notte fra il 25 e 26 novembre del 1956 il battello Granma carico di ottantadue rivoluzionari salpò dal porto messicano di Tuxpan alla volta di Cuba. Dopo varie e drammatiche vicessitudini, I sopravvissuti dello sbarco avevano l’obiettivo di rovesciare il governo di Fulgencio Batista e instaurare un governo progressista. Riuscirono nell’impresa dopo due anni.
Gli ottantadue rivoluzionari non erano esclusivamente cubani.Quattro di loro provenivano da altri stati: Ernesto Guevara dall’Argentina, Ramón Mejías del Castillo “Pichirilo” da Santo Domingo, Alfonso Guillén Zelaya dal Messico e Gino Doné dall’Italia (era nativo della provincia di Treviso).
Gino Doné sopravvissuto allo sbarco, avanzò verso la montagna, poi tornò indietro per recuperare il medico della spedizione (Ernesto Guevara) che era rimasto indietro. Non riuscì a ricongiungersi ai pochi insorti finiti sotto la protezione di contadini della Sierra Maestra. Riuscì però a fuggire. Riparò negli Stati Uniti. Non rientrò a Cuba dopo il trionfo della rivoluzione, ma continuò ad operare nell’ombra per il governo cubano. Soltanto da vecchio rientrò nei luoghi nativi. Morì nel 2008 a San Donà di Piave (TV).”
http://www.questotrentino.it/artico…/…/il_rivoluzionario.htm